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foto di Rebecca Cairns

cit

"Ma forse in ogni zolla, a saperla leggere, c'è il campo intero."
#IBarbari #AlessandroBaricco

frasedelgiorno

(e non credere che ciò che scrivo sia inventato.
ciò che scrivo è ficcato qui:
fra sterno e nascita.
...)

24 ottobre 2009

pieghe (II)..

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passo le mani su qualcosa di ruvido illudendomi di poterne pareggiar le pieghe..
sotto c’è morbidezza, lo so..
lo so e la cerco..
o forse, solo, veicolo il pensiero in modo da fissarlo su qualcosa che lo renda tattile..
lascio che gli oggetti si parlino tra loro e si scambino opinioni sul tempo e sul senso dell’esistere, mentre li tocco e li pareggio..
ma non mi basta questo a scordarmi di me..
perché quelli hanno, di domande e risposte, l’unica voce che io ho potuto dare loro..
la ruvidezza invece è qualcosa d’esterno..
qualcosa che la consunzione del tessuto ha deciso al posto mio..
e così, con la scusa di togliere alle pieghe la loro essenza d’increspature, tocco quel qualcosa che non ho scelto io..
mi fa sentire molto piccola.. finalmente distaccata e confortevolmente inutile..
come quando penso che già domani il principio andrà ripreso ed estrapolato in maniera tanto uguale in quanto proveniente sì dalla solidità dei percorsi stabiliti da una coscienza che è pur sempre la mia, ma anche così dissimile..
diversa forse solo per via della diversa inclinazione che il tempo e la luce sceglieranno per generare pieghe altre e nuove, regalando agli oggetti tutta la meraviglia della quale ogni giorno in più è capace d’omaggiare.. persone e cose..
metto tutto in un cassetto che chiudo dimenticandone subito dopo il contenuto..
non ricorderò domani, di possedere tali oggetti, né forse d’averli toccati..
e allora ne comprerò di nuovi, accantonando provvisoriamente la consapevolezza della loro inutilità..
per potermi far colmare gli occhi dalla sorpresa di crederli nuovi, pur se contenuti entro le familiari forme d’oggetti già visti..
eppure..
non nella lucentezza d’un colore che la difficoltà del vivere ancora non abbia intaccato.. non nell’etichetta che mi racconta che nessuno ancora, prima di me, quella cosa ha posseduto..
non in questo risiede il bello della loro illusoria novità..
ma nel simbolo intrinseco che ogni acquisto sottintende..
partiamo da qui..
dalle azioni di domani che la cosa e io ci scambieremo..
è una specie di promessa..
io le chiederò ‘ma che ci faccio qui?’..
lei ruvidamente risponderà ‘quel che faccio anch’io.. mi lascio accarezzare, vezzeggiare, ammirare.. e poi.. dimenticare..’
la cosa lo sa..
e anch’io..
il tempo tutto scolorirà..
penso solo che il modo più bello in cui si possa perdere luce, sia mentre luce si continua a donare..

3 commenti:

  1. ... la luce non può fare altrimenti, anche mentre si spegne... anche questo incanta, d'ogni gratuita inutilità... che gratuitamente meraviglie cela, gratuitamente meraviglie svela...
    ˜

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  2. è sempre un po' un piccolo viaggio nel tuo mondo che riesci a rendere pieno di stimoli

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  3. f: grazie.. solo grazie..
    ¤

    gary: ogni stimolo che saprai far germogliare se anche è colto lungo strade che son piccoli viaggi di piccoli e altri mondi è già tuo..

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