.

.
foto di Rebecca Cairns

cit

"Ma forse in ogni zolla, a saperla leggere, c'è il campo intero."
#IBarbari #AlessandroBaricco

frasedelgiorno

(e non credere che ciò che scrivo sia inventato.
ciò che scrivo è ficcato qui:
fra sterno e nascita.
...)

29 dicembre 2009

lesjeuxsontfait(s?)..

..
da qualche centimetro alla mia destra il termoconvettore grida al mondo il proprio sconforto nel vedermi incartar col pluriballs le mie statuette di natale..
a qualche centimetro dal mio naso un angioletto con gli occhi all’in su mi osserva (stupore dipinto sulla boccuccia a ovale aperto)..
anche la renna dalle corna ancora inaspettatamente intatte nonostante gli anni e le intemperie si prova a dissuadermi con quello che sembrerebbe proprio esser l’ultimo dei sospirosi sguardi di tutti questi ninnoli privi di vita che mi hanno aiutato, nel loro piccolo, a catturare un po’ della tanta polvere che non son riuscita, da sola, a respirare..
non mi lascio commuovere da tanto ardimentoso sforzo e ricaccio una lacrima dispettosa (‘ sciò, tu!.. back in apposita sacca, e silenzio, perdio.. qui si sta imballando ed è un’attività che richiede concentrazione, mica posso permettermi di asciugarti, perciò.. pussa via!’)..
ho riempito due scatole super-rinforzate di cose che nemmeno ricordavo più di aver portato qui.. combattuta tra l’idea del cassonetto e la poco allettante alternativa di trovare a tutto questo nuovo spazio (che non ho) decido di farmi confortare dal pensiero che dopotutto il baule dell’auto, anche contando le catene da neve (che non ho mai montato) e un grande ombrello giallo (che non ho mai aperto), ha un sacco di posto libero (e dotato d’ogni comfort, per giunta)..
non che mi piaccia, ma un po’, lo ammetto, mi diverte l’idea di sentirmi la comparsa d’una simil-americanata.. tipo io che mi trasformo in (come si chiama più una delle prime mogli di woody allen?.. non mia farrow.. quella prima.. massì dai, quella che ha fatto un sacco di commedie.. anche bella ma un po’ attempata, ormai.. inizia per d, il nome.. e per k il cognome.. me lo sento.. vabbè non mi ricordo) con tanto di scatolone tra le braccia e interminabili corridoi circondati da vetrate ad accompagnarmi il passo.. in quelle scene lì capita sempre qualcosa.. cheso?.. sole splendente e quando tu esci con le mani impeditissime si mette a diluviare.. oppure tra un non meglio precisato [il tuo lì(qui)] e un chiarissimo ‘molto più in là’ dell’auto il fondo dello scatolone cede di brutto e ti sparge carte ovunque (punto questo in cui di solito, non senza perfetto tempismo, arriva ad alzarsi un vento forza nove-facciamo-dieci-va’)..
da qualche centimetro a destra (tra me e il termoconvettore) c’è un telefono muto che pare dirmi: ‘uhm.. ma non sarà il caso che tu ti faccia caricar la roba in auto da terza persona (non necessariamente plurale)?’..
a qualche centimetro dalle mie orecchie suono di pulce ubiquo-dotata che inizia a fischiare un chachacha alla faccia di quell’angoscia non ancora canaglia quanto sa esserlo ogni nostalgia che ancor nostalgia non sia (eppure attanaglia) ..
penso non si sa mai.. magari domattina mi sveglierò con in testa la ricetta segreta d’una nuova marmellata.. proprio come diane keaton in quel film..
intanto metto su gli occhioni più da angioletto che ho nel mio repertorio da accompagna-please e chiamo quel marcantonio del magazziniere che mi dia una mano con ‘ste scatole..
essendo che non è un videotelefono sarà più dura del previsto convincerlo, mi sa..


(forse basterà cercare di imitare la voce del termoconvettore, dopotutto)..

"Il bassotto alzò il muso verso di lui, con lo sguardo dei cani quando non capiscono e non sanno che possono aver ragione a non capire."
(Il barone rampante – I. Calvino)


foto: my fingertips are holding by cameradude

Nessun commento:

Posta un commento