m’accade di sentirmi oggetto, a volte..
e di bollar la sensazione come spiacevole, quando in fondo in fondo, di veramente tanto assurdo nulla ci sarebbe..
oggetto è pur sempre soggetto a sé stesso..
s’è solo dimenticato la esse per la strada..
ne ha unicamente sminuzzato sostanza e verità con l’idea di farne briciole..
briciole.. cibo per uccelli..
(ché una strada vera da ritrovare mica c’è)..
questa nuova condizione mi lascio allora adagiare sulla pelle tutta e di tal sostanziale insensibilità cutanea anestetizzo per osmosi anche il didentro..
cosicché potrei benissimo esser finestra o imperturbabile parete divisoria tra l’universo-mondo e il sistema-mente..
divisoria, sì, e punto lineare, per quanto frastagliata..
come se fosse cielo attraversato da nubi ballerine risoltesi a far due salti per onorare il dì di festa..
e forse rimpiangerei, se di rimpianger fossi capace, una lacrima che mi facesse creder d’essere, foss’anche per un solo istante, qualcosa di almeno d’un soffio dissimile a..
(un robot?)..
foto: prisoner by amornomore
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