inizio distratto.. più asincrono trifase d’un motore mandato alla giusta frequenza.. ma qualcosa a visitarmi c’è.. sempre.. nonpensiero elettrico che pulsa il suo perché.. dimentico scadenze ed evito d’apporre timbri al mio domani.. va bene così (penso).. fatalismo riciclato cui manca rima e fantasia per diventar proverbio.. specchio di proiezioni andate non fa più paura.. è sola di riverberi, la sera.. un manto di strada provvisto di lucore interscambiabile e(a?) immoto vagare m’accompagna i passi su un adesso distinto (si sarà anche impegnato qualcosa pur di noleggiare il frac.. ma fa la sua figura)..
(diciannoveetrentadue)..
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