abdicherei dal mestessanonluogo in certi giorni d’alterne sfortune, nel senso di una sì e una sì, magari solo per riposarmi, per credere alla favola bella del dìdisole, o solo per sentir suonare la sirena dell’evacuazione che però era solo una prova per vedere se il giubbotto salvagente si sarebbe gonfiato tirando la levetta o se si era stati abbastanza distratti dalle movenze sinuose d’hostess e stiuards (non so come si scrive, echissefrega se per questo il nonluogoblog potrebbe essere scambiato per una testata giornalistica, tanto sono l’essere più lontano alla candidatura della presidenza del consiglio ch’io conosca, vabbè che forse questo rema contro [cheppalle]) da ricordarsi l’autoheimlich dato che l’ore ci stanno andando di traverso a noi e non al vicino.. poi arriva il momento dopo, il poi cui ogni essere anela pur nell’inconsapevolezza non incessante d’anelare.. quello che presuppone un altro poi ma che il quando ch’era ha sorpassato.. e allora m’invade un senso elementare di gratitudine.. ma mica per il superamento di qualcosa.. è l’entrata nel poi di quiete da ‘nulla è mutato, eppure tutto è morto e tutto è rinato’ che mi fa essere contenta.. di non averne avuto la possibilità, dico.. d’abdicare, dico..
foto: I was just wishing by ~M3nwe
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