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foto di Rebecca Cairns

cit

"Ma forse in ogni zolla, a saperla leggere, c'è il campo intero."
#IBarbari #AlessandroBaricco

frasedelgiorno

(e non credere che ciò che scrivo sia inventato.
ciò che scrivo è ficcato qui:
fra sterno e nascita.
...)

18 dicembre 2009

trame..

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i mezzi sono mezzi.. tutto qui.. ognuno ha i propri.. ci sono cose che si possono imparare.. cose che si possono ammirare.. cose cui si tende la mano per raggiungerle.. cose che non si vorrebbero toccare, per non rovinarle.. poi ci sono i mezzi.. ognuno ha i propri.. come i limiti.. solo che i mezzi sono mezzi, e i limiti sono limiti.. due cose diverse.. due cose che s’intersecano e formano una trama..
sono noiose, le trame.. più o meno tutte si somigliano.. coi loro fili incrociati.. e quasi sempre le stesse modalità di costruzione.. roba rodata.. poi diventa automatica.. e non la si cambia.. come una squadra che vince..
anche le vittorie sono noiose.. poi arrivi a pensare che non esistano sconfitte.. e invece ci sono anche quelle.. nei buchetti tra un filo e l’altro delle trame..
e allora arrivano momenti in cui è bene dimenticare.. stendersi, ma senza dormire.. solo dimenticare.. cosa?..
i mezzi.. i limiti.. le vittorie.. le sconfitte.. e le trame..
con tutto ciò che dentro vi rimane intrappolato..
cose..
cose ammirate.. cose desiderate.. cose che mai si vorrebbe rovinare..





una volta iniziai un lavoro.. era un intreccio di fili.. beh, a dire il vero, il filo era uno solo.. però si arrotolava.. se ci sapevi fare, potevi costruir quadretti.. e nella sottile lotta tra il vuoto e il pieno che in essi si consumava, alla fine, se avevi pazienza, vedevi emergere una figura.. una specie di mosaico.. poi non sapevi più da dove avevi cominciato.. nè che nome dare a quella cosa.. né se davvero tu l’avevi costruita, oppure se esisteva già, anche da prima e tu, solo, eri una mano che s’era tolta la polvere dagli occhi, per poterla vedere..
il fatto di viver senza calcolare rende in libertà..
il fatto di viver senza calcolare, a volte, ti fa arrivare ad un punto che è una sorta d’incrocio..
in quel punto la figura riesci a vederla, sì.. ma mica è completa.. e tu saresti anche felice, di questo fatto.. perché il bello della figura è vederla uscire a poco a poco.. dopo diventa solo una cosa con un nome.. quando è completa un nome glielo devi dar per forza..
finisce, in un punto che somiglia ad un incrocio, il filo..
finì, il filo con cui stavo costruendo la mia figura, quella volta..
non avevo calcolato quanto ne sarebbe servito..
e uno uguale non lo trovai da nessuna parte..
distrussi quel poco che della figura, a quel punto, si poteva intuire..
nemmeno a pensarci di continuare con un filo d’altra tonalità..
quella trama non esiste più.. la figura non è mai emersa.. ma il ricordo che ne ho è senz’altro bello..
e penso che molta della sua bellezza si nasconda proprio nell’essermici gettata senza calcolare alcuna lunghezza, senza pensare che il filo ha due capi.. come i sentieri.. come i momenti..
arrivano momenti in cui è bene dimenticare.. stendersi, ma senza dormire.. solo dimenticare.. cosa?..
i mezzi.. i limiti.. le vittorie.. le sconfitte.. e le trame..
con tutto ciò che dentro vi rimane intrappolato..
cose..
cose ammirate.. cose desiderate.. cose che mai si vorrebbe rovinare..

(02/06/09)

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