le mie corse di bambina erano infinite costellazioni di voli.. sembravano interruzioni di continum spaziotemporali.. fulmini che giocavano burlette all'orizzonte di ogni mio previsto poi.. venivo come rinvenuta dallo sbocciare sonoro dei miei stessi singhiozzi, che parevano provenire da altrove.. tutto il mio cielo si trasformava in selciato.. grigio.. pure bello.. uno scherzo all' azzurro cui tendevo le mani nello slancio della corsa.. ci si aspetta di cadere nelle braccia del colore in cui ci si tuffa, fiduciosi.. grigio, invece.. scampoli di grigio tra il rosso di piccole grandi ferite.. non venivano mai lavati via tutti, i sassolini -mi pareva- dalla cascata di citrosil e nonénullapassasubito di nonna.. più avanti nel tempo mi è capitato di metaforizzare quelle trascurabili, insistenti cadute.. ma mai tanto precisamente da riuscire a riconoscerne l'esatta fedele riproduzione sequenziale.. che non è una linea, a ben guardare..
è un girotondo..
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